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L'avvento di Rexel

 
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Rexel
Dungeon Explorer


Joined: 17 Mar 2006
Posts: 180
Location: ~HELL~

PostPosted: Wed Sep 27, 2006 2:08 pm    Post subject: L'avvento di Rexel Reply with quote

Avanzò lentamente nella boscaglia.
Il suo corpo non sfiorava neppure le fronde delle felci o i tronchi degli equiseti che crescevano nella torbiera.
Era un predatore veloce e aggressivo.
La femmina di Nanotyrannus lancensis si immobilizzò e fiutò l’aria.
Il dorso striato e la pancia coperta da un motivo marmorizzato la mimetizzavano nella boscaglia.
Subito dietro il meato uditivo una fila crescente di ocelli a leopardo scendeva verso le spalle, contribuendo a fare di lei una forma sfocata nella penombra del fitto sottobosco.
Analizzò gli umori che aleggiavano nell’aria: verso sud avvertì l’odore dello sterco di erbivoro.
Doveva esserci un piccolo gruppo di Alamosaurus sanjuanensis.
I sauropodi erano prede troppo grandi per un predatore di sei metri.
Anche gli altri membri del gruppo dovettero pensarla così, dal momento che li sentì avanzare in direzione opposta.
Silenziosa come un’ombra e altrettanto agilmente si affrettò a seguirli.
Nonostante fosse molto più grossa dei suoi antenati, portava su di sé i segni di un antico passato:sulla nuca e sugli avambracci aveva delle creste di piume, retaggio degli antenati celurosauri, che ne avevano bisogno per mantenere la temperatura interna a causa delle loro piccole dimensioni.
Ma poi, grazie all’aumento delle dimensioni a cui portò la loro evoluzione, esse assunsero un significato solamente nel corteggiamento o nell’esternare gli stati d’animo.
Naturalmente, alla nascita i Nanotyrannus conservavano ancora un morbido piumino marrone, almeno fino a che non raggiungevano dimensioni vicine a quelle degli adulti.
Improvvisamente un ruggito li fece sussultare.
Ma il Tyrannosaurus rex, il più grande predatore dell’epoca doveva essere lontano, da qualche parte verso est.
Per il branco era meglio non incontrarlo.
Tra le due specie di Tirannosauridi non c’erano buoni rapporti e spesso il rex uccideva i lancensis.
Questi, dal canto loro, non esitavano ad assalire i giovani rex in gruppo, se li trovavano isolati e a loro volta riuscivano ad ucciderli.
Inoltre il grande predone, pur essendo un abile cacciatore, spesso li seguiva a distanza per rubare loro la preda.
Il gruppo di cacciatori si spostò più a ovest della torbiera e presto le loro zampe incontrarono un terreno duro e asciutto, dove gli equiseti erano spariti e crescevano fittissime felci arboree alte circa tre metri e le taglienti cicadine.
La femmina si fermò, accorgendosi di essere giunta al limite della foresta.
Improvvisamente avvertì dei lievi rumori.
Le sue narici captarono un odore interessante.
Erbivori.
Doveva esserci un branco di erbivori nella vasta radura oltre le fronde.
Fece alcuni passi e scostò una felce con un lieve movimento del muso.
Quello che vide la fece immediatamente fremere per l’eccitazione.
Un attimo dopo riprese il controllo e con un basso ringhio avvertì gli altri del gruppo di affiancarsi a lei.
Nella radura davanti a loro un gruppo di Ornithomimus velox schiamazzava e pascolava tra gli arbusti e le felci più basse, arraffando lucertole e piccoli mammiferi impellicciati.
Utilizzavano le zampe anteriori come pale per vangare il terreno in cerca di tuberi.
Spesso un collo guizzava in alto per inghiottire il pasto.
Questi dinosauri, ricoperti anch’essi da una coltre piumosa, si spostavano in branchi composti in maggioranza da femmine, che avevano un colore marroncino e scialbo, mentre i pochi maschi presenti erano screziati di giallo, marrone e nero.
Il maschio dominante si aggirava attorno al gruppo, controllando il paesaggio e gli altri maschi del gruppo.
Solo lui aveva il diritto ad accoppiarsi con quelle femmine.
I suoi grandi occhi gli offrivano un’ampia visuale e lunghe zampe lo rendevano in grado di raggiungere gli ottanta chilometri l’ora.
Gli Ornithomimus, infatti, erano i più piccoli dinosauri del Nordamerica Cretaceo e la velocità nella fuga era la loro unica arma.
Improvvisamente, un grugnito distoglie l’attenzione della femmina di Nanotyrannus.
Un Nodosaurus si sta facendo largo nella boscaglia, a poche decine di metri.
Il carnivoro valutò se attaccare ora il branco di Ornithomimus o se rimandare.
I fruscii provocati dal dinosauro corazzato, infatti, attirarono l’attenzione delle prede, rischiando di mandare in fumo la caccia.
La femmina prese la seconda decisione e si immobilizzò, mimetizzandosi tra due grossi tronchi marci ricoperti di felci e funghi.
Il Nodosauro passa proprio dietro di lei.
Gli Ornithomimus drizzarono le teste in direzione del bosco, ma sentendo il mugghio intuirono che si trattava di un erbivoro.
Piano piano il Nodosauro superò i carnivori:era passato proprio nel mezzo del gruppo, sparso lì attorno.
Altrettanto lentamente gli altri erbivori ripresero le loro attività.
La femmina li puntò nuovamente.
L’Ornithomimus dominante, con uno scatto della testa, si accorse immediatamente che, approfittando del trambusto, un maschio più giovane stava corteggiando una femmina, parandosi davanti a lei con i movimenti tipici della danza di corteggiamento.
La reazione fu immediata.
Il maschio dominante corse come una freccia verso il rivale e cominciò a sferrare colpi con le zampe tridattile una volta che lo ebbe raggiunto.
L’altro corse, preso alla sprovvista, ma poi fece perno su una zampa e tornò indietro, caricando l’assalitore.
Saltò e lo colpì a sua volta con gli artigli posteriori.
L’altro cadde, sorpreso dalla reazione, e si rimise subito in piedi, riprendendo quella che era diventata una lotta per la supremazia nel branco.
Dopo una breve lotta, il maschio più giovane colpì il dominante con la zampa posteriore, provocandogli una ferita sul fianco.
Quest’ultimo, scornato, si affrettò ad allontanarsi dal nuovo capobranco che, galvanizzato dalla vittoria, cominciò immediatamente a minacciare gli altri maschi e a pararsi davanti alle femmine, rizzando le piume degli avambracci, nel tentativo di sembrare più imponente.
La femmina di Nanotyrannus valutò la distanza:meno di cinquanta metri.
Se correva veloce poteva farcela.
Si decise:fece ancora una volta il basso ringhio.
Irrigidì le zampe posteriori e spezzò le fronde di alcune felci quando partì all’attacco.
Gli altri membri del gruppo uscirono contemporaneamente dal bosco.
Gli Ornithomimus avvertirono l’attacco e corsero nella pianura.
I predatori erano subito dietro, sollevando nubi di polvere rossiccia.
I Nanotyrannus si erano evoluti per questa caccia:le lunghe e sottili zampe posteriori consentivano loro di raggiungere velocità elevate, mentre la coda li bilanciava e consentiva veloci cambia di direzione.
Sul muso, dalle narici fino agli occhi, si estendeva una striscia di pelle nera, che impediva alla luce solare di abbacinarli.
Le narici erano predisposte per respirare nonostante la loro velocità.
I cuscinetti interdigitali erano spessi ed elastici, per impedire a rametti o altri detriti di conficcarsi nella pelle.
Le ossa cave li rendevano robusti ma leggeri.
I ghepardi del Cretaceo.
Il maschio sconfitto zoppicava e correva molto più lentamente, a causa delle ferite riportate nella lotta con il rivale.
Tutti i carnivori focalizzarono la loro attenzione su di lui.
Uno dei Nanotyrannus lo affiancò da destra e si mise in mezzo, separandolo dal resto branco.
L’erbivoro, preso dal panico, giocò la sua ultima possibilità:ripiegò verso sinistra, verso un laghetto dalle sponde fangose.
Oltre c’era la foresta e forse li avrebbe seminati.
La femmina, però, aumentò la lunghezza delle falcate, riuscendo a portarsi subito dietro di lui.
La preda si voltò per seguire le mosse del predatore e questo fu il suo errore.
Inciampò su una piccola buca.
Sentì un dolore lancinante alla caviglia.
Cadde a terra e rotolò giù per un basso pendio che portava sulla sponda dello specchio d’acqua.
La femmina di Nanotyrannus rallentò e scese con cautela lungo la scarpata.
Il corpo esanime della preda giaceva inerme, su un fianco.
Saltò sul terreno fangoso.
Ma le sue zampe sprofondarono nello spesso strato di fango e humus.
Con un ruggito cercò di liberarsi le estremità, dibattendosi follemente.
Lungo il lago, infatti, nel periodo della siccità, c’era uno strato di detriti che formava pozze di sabbie mobili, una trappola naturale che attirava molti dinosauri assetati che finivano lì i loro giorni, soffocati dalla massa maleodorante e viscosa.
La Nanotyrannus sollevò una zampa, poi l’altra.
Ma dopo che ne aveva liberata una, per sorreggersi in piedi faceva affondare l’altra fino al garretto, peggiorando la sua posizione.
Gli altri carnivori si affacciarono sul ciglio della scarpata, osservando indifferenti la scena.
La preda non valeva la vita.
Il gioco non valeva la candela.
Lentamente si allontanarono, per cercare altro cibo.
La femmina si dibatté per due ore, poi perse l’equilibrio e cadde nel fango, annaspando rumorosamente.
Aprì gli occhi e vide uno scheletro di Torosaurus latus, parzialmente sepolto dal sedimento a pochi metri da lei.
Respirò profondamente e cercò di puntellarsi con le corte zampe anteriori.
Lottò contro la morte per un paio d’ore.
Entro la sera il dinosauro non era più visibile, spinto sotto il fango dal suo stesso peso.

Ma questo dinosauro non è morto del tutto.
Sessantacinque milioni di anni dopo, infatti, alcuni paleontologi la ritrovarono nei sedimenti di Heel Creek.
La battezzarono Rexel.
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Rexel
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PostPosted: Wed Sep 27, 2006 8:20 pm    Post subject: (No subject) Reply with quote

Rexel ha l'aspetto di esseri umani se non fosse per le sue ali.
Ha la carnagione molto chiara ma non pallida, occhi tondi e sinceri che ispirano un'innata fiducia.
Difficilmente lo si vede sotto la forma angelica, difatti come i demoni credono sia più opportuno colloquiare e farsi vedere trasformati
Sono di corporatura esile ma posseggono un'intelligenza sviluppata e una destrezza (specialmente in volo) invidiabile.
Essendo di divina essenza le cure dei cerusici non hanno alcun effetto mentre quelle dei chierici si.
Ama la compagnia delle altre razze ma ha compassione delle razze malvagie, che comunque combattono con tutte le loro forze.
Nonostante le dolci maniere lui si fa valere sia in battaglia sia nel colloquio verbale.
Non possono indossare ne tenere in mano oggetti maledetti, devono inoltre stare alla larga dai luoghi maledetti... tutto ciò che è maledetto ha la
funzione di scacciarli.
Non possono essere curati normalmente dai cerusici ma solo dai luoghi sacri o dai chierici o dalla propria stessa energia curativa.
Le armi maledette infliggono doppio danno.
Il potere del fuoco infligge il doppio del danno.
Le armature lo rendono meno abile in volo data l'esile corporatura.
In forma di razze minori non può esercitare i suoi poteri angelici se non l'aura angelica.
Quando arrivo il momento di una immensa luce accanto a Rexel tale da accecarlo. Lui si sentì un qualcosa di grande, di cambiamento totale dentro di se che nemmeno lui si sa spiegare che gli sta succedendo.
Ebbene si, Rexel si trovo trasformato in umano.
Gli umani sono la razza più versatile e meglio assortita di tutte anche nell'aspetto fisico.
Possono assumere varie tonalità e gradazione di colore sia per i capelli che per gli occhi.
Gli occhi però solitamente sono scuri, raramente sono chiari (verdi o azzurri).
Gli umani sono la razza più numerosa di queste terre, sono abili in tutto se ci si impegnano.
Sono abili mercanti e loquaci parlatori,si identificano bene nella vita politica.
Intrattengono rapporti con tutte le razze e con tutte mantengono un rapporto di amore/odio essendo malvisti per la fugacità delle loro parole e delle loro
promesse, e per il loro debole per il denaro e il potere.
Vi è una netta distinzione tra maschi e femmine, i primi più aggressivi le seconde più dolci ed aggraziate, ma esistono sempre le eccezioni.
Si riuniscono spesso in osterie, magari in compagnia di qualche bella dama, di qualsiasi razza, amano bere e il gioco d'azzardo.
Nella razza umana possiamo trovare qualsiasi allineamento morale,quindi qualsiasi tipo di individuo, dal paladino senza macchia, al mercenario lucroso, al
killer professionista.
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