Il Ritorno Del Male e La Creazione Del Nuovo Regno
Le nuvole erano gravide di malinconia, la pioggia ticchettava sulle finestre opache, sugli infissi scadenti...scendeva mesta e tintinnava sull'armatura arrugginita che quel mago indossava. Se ne stava in solitudine, steso sul terreno umido, poggiando la sua testa su di una roccia...aspettando. Neanche lui sapeva cosa, ma riusciva solamente a rimanere immobile, fissando i rami secchi che grattavano il cielo di Tristram. Una cittadella ormai abbandonata, di un pugno di abitanti, che non riceveva visite dall'esterno da anni...e non poteva essere altrimenti, dopo gli avvenimenti passati. Nella mente dello stregone echeggiavano ancora le urla degli scontri micidiali, il suono delle spade che si infrangevano e degli orridi abomini che perdevano la loro non vita sotto le armi degli eroi. Il suo cuore non riusciva ad accettare la fine dei tempi gloriosi, senza piu' birra e banchetti insieme ai suoi compagni, senza racconti magici degli anziani, senza quella vita che fino a pochi anni prima l'aveva reso felice. Egli ormai non era piu' un giovane, la barba iniziava a crescere, i muscoli vigorosi iniziavano ad essere si come il ferro, ma piu' torbidi, quasi come pietrificati. Le mani, seppur avevano sopportato battaglie e lavori, erano stranamente ancora linde, quasi come potessero creare di nuovo, costruire, tornare a combattere. All'improvviso, si accorse che qualcosa di strano stava avvenendo. Le nuvole che sovrastavano Tristram erano sempre piu' nere, sempre piu' cariche di malignità, e le goccie che fino a poco prima scendevano sulla sua pelle come un pianto eterno, ora avevano un colore rossastro...quasi ad esser sangue. Labiri non ebbe neanche il tempo di realizzare cosa stesse succedendo, quando inizio' a percepire uno strano odore di morte, che poco dopo fu' accompagnato da urla disumane provenienti dalla vecchia chiesa di Tristram, dove nessuno aveva avuto piu' il coraggio di addentrarvisi; da sdraiato si tiro' subito su rimanendo seduto, cercando di capire se fosse tutto frutto della sua mente allucinata e nostalgica o se tutto quello stesse realmente accadendo. La risposta non tardo' a giungere. Le nuvole assunsero la forma di un viso, un viso malefico e orribile, e una voce di terremoto fece tremare tutta quanta la citta', creando crepe ed insenature ovunque per il territorio, facendo crollare alcune costruzioni e alberi che finora avevano resistito all'energia negativa che voleva sbriciolarli. L'anziano mago non capiva, mai nei suoi anni aveva assistito ad una tale apocalittica scena, e da li' intui' cosa stava accadendo: il Male stava tornando. La terra inizio' a sputare veleno e sangue, le creature di talvolta uscivano allo scoperto e distruggevano quel poco che rimaneva di Tristram, tutto era permeato di caos e silente angoscia. Non poteva accadere tutto questo.
Pochi giorni dopo, Labiri inizio' ad avvertire uno strano potere nel suo corpo; un potere magico che non aveva mai provato prima di allora, e come guidato da un istinto latente, si diresse verso il centro della citta'. Raccolse i pochi abitanti che ancora occupavano le case, e ad ognuno assegno' un lavoro: nuove case dovevano essere costruite. Nuovi e vecchi eroi erano attesi a Tristram, questo lui lo sapeva per certo. L' aura maligna era stata avvertita in tutto il vecchio regno, in tutte le terre estese fino ad ora conosciute. Labiri sapeva che avrebbe rivisto i suoi vecchi compagni, e che ne avrebbe conosciuti di nuovi.
Quasi posseduto da un'energia ambigua, lucente ma tenebrosa, rinvigorente ma strenuante, sali' sul dirupo più alto di Tristram ed impose le mani in alto: un nuovo terremoto, potente quasi come quello maligno che scateno' le viscere della terra pochi giorni prima, fu' scatenato dalla sua energia spirituale, allontanando per qualche tempo la malignità che impediva a Tristram di poter rinascere, per combattere il male di nuovo, proseguendo l'eterna battaglia. Egli sapeva che quell'energia non era dovuta alla sua bravura, a niente che potesse dargli un merito: in lui era semplicemente racchiusa l'energia comune che ogni guerriero a distanza gli aveva inviato, sapendo che presto sarebbe giunto a dare manforte; non era il lavoro di un singolo uomo, seppur anziano e saggio, ma la forza fisica e spirituale di uno schieramento di anime possenti, legate in un destino che li vedeva per sempre spalla a spalla nella lotta.
Sceso dal dirupo, e cosciente di cio' che racchiudeva in se', inizio' ad incantare armi forgiate poco prima dal quasi-morto Griswold, dedicandole ai guerrieri; ispirato dalla potenza che avvertiva in se', scrisse nuovi e potenti incantesimi da trasmettere ai nuovi maghi che fossero giunti a Tristram. Macchine ed invenzioni pian piano presero vita, e le persone di Tristram si sentivano piu' protette. Il lavoro duro' a lungo, e solo pochi giunsero nella cittadella, ma la rinascita non era ancora compiuta. Le forze totali dovevano essere ancora raccolte, l'esercito della Luce doveva essere ancora formato; anche guerrieri delle ombre e delle tenebre inviarono la loro energia, perchè questo non era soltanto un compito del bene, ma chiunque era atteso nella leggendaria citta'.
Ma Labiri si sentiva combattutto nel suo cuore. Un altra battaglia era iniziata dentro di lui, ma non poteva abbandonare tutto ora. A costo della vita, non avrebbe mai lasciato i suoi Fratelli in balia del male. Il fato aveva scelto lui come guida, volente o nolente. Lui voleva solamente ridare ai guerrieri erranti un motivo per rimanere, un motivo per ridere e per brindare.
Si allontano' per qualche tempo nella foresta adiacente alla chiesa, per riposare le sue membra. Una sera, sentendo da lontano delle urla festose come non sentiva da molto, decise di tornare in paese. I banchettosi rumori provenivano dalla locanda del buon vecchio Ogden: cosa stava mai accadendo? Si mise il cappuccio davanti al volto, pretendendo di passare inosservato, ed apri' la porta.
Molti si girano a fissarlo per qualche secondo, come per volerne carpire l'identità, ma non riuscendo ad intravedere al di la' del vuoto che il cappuccio di velluto crea sul volto di quest'uomo, tornano repentinamente ai loro affari, come se nulla fosse accaduto. Egli si avvicina al bancone e chiede una bibita rinfrescante. Le sue mani sono nere, con graffi quasi su tutta la sua veste. Non sembravano ferite o postumi di un duello, bensi' ai pochi che continuarono ad osservarlo parse che egli stava lavorando a qualcosa...un congegno forse..ma no, quei segni lasciavano chiaramente capire che si trattava di qualcosa di molto grosso. Il viandante prese la dorata bevenda spumosa, si tolse il cappuccio con un gesto della testa, e urlo': "Brindiamo per noi, fratelli, nell'ora in cui torniamo tutti uniti. Siamo stati divisi per troppo tempo, ma ora siamo di nuovo qui, ed altri accorreranno presto al richiamo della nostra madre Tristram, per difenderla e al tempo stesso ritrovare antico splendore e gioia!". Finalmente l'identità dell'individuo fu chiara a tutti. Il figlio di Ogden, accorso immediatamente li, ansimante disse: "Labiri! Labiri! Sei tornato! Mi fai giocare con qualche tua invenzione? Ti prego ti prego!!" Labiri sorrise, accarezzo' la testa del bambino e si diresse verso i suoi vecchi compagni; passando accanto a Silverogue, si avvicino' al suo orecchio e gli sussurro': "Ancora problemi con la dannata grammatica, eh?". Lixus, famoso per la sua capacità di udire tutti i pettegolezzi ed immischiarsi, scoppio' in una grassa risata, che comunque fu incoraggiante per il resto dei commensali, che innalzando i loro calici brindarono a Tristram, ed agli eroi suoi figli che mai moriranno.